Scrittore francese. Cresciuto in una famiglia operaia
residente in Algeria, alternò lo studio al lavoro sino alla laurea in
Lettere conseguita all'università di Algeri con una tesi su Platone e
Sant'Agostino. Militante del Partito comunista dal 1934, se ne distaccò
nel 1937, pur continuando a operare nell'ambito della sinistra.
All'attività giornalistica, affiancò quella di narratore e di
saggista pubblicando
L'envers et l'endroit (1937) e
Noces (1938)
in cui cominciò a delineare la tematica che doveva caratterizzare
l'intera sua opera: l'ineliminabile assurdità della condizione umana.
Membro attivo della Resistenza, nel dopoguerra rimase fedele ai suoi principi di
libertà e si oppose al colonialismo e all'imperialismo, intervenendo
contro ogni attentato contro la libertà e la vita umana. Partito come
narratore e filosofo lucidamente pessimista, sin dalla sua prima opera di
rilievo,
Lo straniero (1942), egli analizzò in maniera spietata
l'isolamento dell'uomo in un mondo estraneo, portando avanti la narrazione con
uno stile crudo ed essenziale. L'uomo di
C. è l'individuo che
fronteggia le difficoltà del vivere senza mistificazioni religiose, che
non nega la volontà di vivere, anche se il vivere consiste in un ciclo
ripetuto di situazioni assurde. Nel
Mito di Sisifo (1944), il saggio nel
quale ha esposto la sua teoria dell'uomo assurdo,
C. cercò di
dimostrare i poteri relativi della ragione e affermò che "l'assurdo
è la ragione lucida che accetta i propri limiti". Ne
Lo straniero,
come nelle opere teatrali
Il Malinteso (1944) e
Caligola (1944) e
nel romanzo
La Peste (1947), l'uomo immerso nell'esistenza si trova alle
prese con un destino che non tien conto delle sue esigenze logiche e
sentimentali, per cui egli è continuamente in lotta con tale destino che
lo insidia e deride. Così nel
Malinteso, madre e figlia, uccidono
senza riconoscerlo il rispettivo figlio e fratello che, dopo molti anni di
assenza, è ritornato per ritrovare la dolcezza della famiglia e della
patria. Con ciò ancora una volta
C. volle dimostrare il vuoto dei
valori e dei significati in un mondo in cui le grandi parole Dio-Patria-Famiglia
sono fragilissimi veli, e su tutto domina il caso, la contraddizione, il
malinteso. In
Caligola, il caos e l'assurdità del destino si
riassumono nei decreti e nella pazzia dell'imperatore presentato sotto le
sembianze di un lucido, spietato e coerente filosofo che, in nome di una
"filosofia senza obiezioni", uccide per gioco, si accoppia con le mogli degli
amici, si fa adorare come una divinità, si maschera da guitto, ecc. Ne
Lo straniero un uomo simile a tanti altri s'incammina per una strada che
lo conduce all'omicidio e alla condanna a morte, senza che vi sia una sua
partecipazione attiva a compiere il male. Egli si lascia vivere, si abbandona al
ritmo apparentemente innocente delle sue sensazioni organiche e al piacere
dell'attimo. Nella
Peste, il tema della solitudine è ancora
presente, ma l'isolamento dell'individuo è visto in una nuova luce che
porta alla solidarietà umana. La peste è il simbolo stesso della
vita umana, dura e inesorabile nel colpire ciecamente, senza tener conto della
volontà dell'uomo. La peste scoppia e dilaga e la gente viene scossa
violentemente dalla
routine quotidiana e costretta a porsi il problema
della vita e della morte. Nel saggio
L'uomo in rivolta C. affrontò
il problema della rivolta che nasce dall'assurdo di una condizione umana
ingiusta e incomprensibile. Egli analizzò tutte le forme di rivolta
esplose all'interno del pensiero occidentale e che hanno avuto come conseguenza
logica il crimine che esige la schiavitù e i massacri. Tra le sue altre
opere citiamo:
Lettres à un ami allemand (1945, Lettere a un amico
tedesco, 1948);
L'état de siège (1948);
Les Justes
(1950);
Le Minotaure ou la halte d'Oran (1950);
Les esprits (opera
teatrale, 1953);
Requiem pour une nonne (adattamento teatrale del romanzo
dell'americano Faulkner
Requiem per una monaca);
La chute, 1956 e
L'exile et le royaume (1957);
Actuelles III. Cronique
algérienne 1930-58 (1958);
Réflexion sur la guillotine
(1958,
La ghigliottina, 1958). Fu insignito del premio Nobel per la
letteratura nel 1957 (Mondovi, Algeria 1913 - Villeblevin, Yonne
1960).